L'eterna domanda che tutti i lettori si pongono da qualche anno "Meglio un libro di carta o un ebook?", può essere rivista in merito alla conservazione degli ebook, ovvero "Si conserva meglio un libro o un ebook?".
Mentre i libri cartacei possono essere difficili da distribuire, hanno un enorme vantaggio sugli ebooks: fino a quando un’archivista o collezionista possono preservarli, saranno leggibili fra un anno come fra un secolo. Conservare gli ebook in una collezione storica è più difficile. Come si può conservare qualcosa che non può essere chiusa in un archivio, venduta a una libreria di seconda mano o perfino convertita in un nuovo formato senza prima aver esplorato un sistema di copyright complicatissimo?
Per ora le case editrici hanno flirtato con i rilasci in solo formato digitale, ma si pensa che sia solo una calma apparente e che presto le biblioteche dovranno trovare il modo di mantenerli sugli scaffali nel momento in cui gli editori avranno cambiato i formati, avranno chiuso i negozi digitali o i copyright saranno scaduti.
Per anni il lavoro archivistico è stato aiutato dalla dottrina della prima vendita: se qualcuno comprava una copia di un libro, un film o un album, era libero di rivenderlo, affittarlo o tenerlo per sempre. I media digitali rompono questo sistema. L’idea stessa di “copia” non ha più senso – tecnicamente, semplicemente sincronizzando un file su un Kindle si crea una nuova copia. Nel 2010, una corte d’appello stabiliì che non è possibile “comprare” un pezzo di software, al massimo se ne può acquisire una licenza permanente e non trasferibile.
Per le biblioteche e le case editrici che si rivolgono a un pubblico ampio, questo rappresenta un punto critico. La Penguin, ad esempio, bloccò il suo programma di prestiti di ebook nel 2011, chiamando in causa la sicurezza delle loro edizioni digitali. Le biblioteche spesso finiscono ad avere un acceso temporaneo agli ebook, mente le case editrici si preoccupano che un singolo ebook concesso a una biblioteca verrà condiviso come se fosse piratato.
Le biblioteche pubbliche, che spesso vogliono solo un ampio numero di copie di libri popolari e non si preoccupano della conservazione, possono trovare un compromesso sulle licenze. Le biblioteche di enti di ricerca e università, dove i libri vengono conservati per il mantenimento di un registro storico, possono affrontare la conservazione degli ebook diversamente: un esempio è Portico, a cui gli editori concedono di mantenere copie di un libro o di una rivista nel database, accessibile a pagamento dalle biblioteche.
Il problema è la relazione fra le case editrici che vendono a un mercato di larga diffusione e le biblioteche, che si trovano una posizione debole per la contrattazione.
Fino a quando le copie fisiche verranno vendute insieme agli ebook, la questione può essere tralasciata. Ma Amazon ha già iniziato la sperimentazione con la vendita unicamente digitale di testi di autori importanti, come Chuck Palahniuk – nel 2009 anche Stephen King aveva rilasciato una novella solo su Kindle. Gli autori hanno la libertà di sperimentare con nuovi formati e modelli di pagamento, Amazon ha il potere di revisionare e cancellare libri senza che nessuno lo sappia (per sbaglio, venne rimosso temporaneamente 1984 dagli scaffali degli utenti Kindle). Se uno scrittore decidesse di togliere le sue opere dal mercato e non ne esistessero copie cartacee, l’unica possibilità per un lettore sarebbe quella di stringersi al suo Kindle e sperare che qualcuno le ripubblichi.
La Library of Congress inizia a preoccuparsi di queste problematiche, lavorando con le case editrici per ottenere file liberi dal DRM (Digital Rights Management) che in questo modo possono essere essere migrati da un formato all’altro, nel tempo. Inoltre, stanno lavorando a sviluppare strumenti per prevenire il degrado o la corruzione del contenuto, ad esempio un software di nome BagIt, che avvolge il contenuto all’interno di “borse” digitali complete di un elenco di informazioni che vanno conservate.
Ma se già conservare contenuti fatti di solo testo è difficile, e se già solo i simboli matematici sono difficili da formattare correttamente, pensiamo a cosa potrebbero diventare gli ebook: media completamente interattivi che cancellano i confini fra database, siti web e videogame.
Per chi si occupa di conservazione digitale esistono grossi problemi tecnici e intellettuali per capire esattamente cosa e come conservare questi oggetti digitali.
E cosa dire della vulnerabilità dei libri auto-pubblicati dagli autori? Con i mezzi a disposizione, chiunque può pubblicare un libro e passare inosservato al grande pubblico e al radar delle case editrici, e soprattutto la maggior parte di questi autori non fanno richiesta agli uffici che si occupano di copyright, e i libri di quelli che lo fanno non vengono considerati per l’archiviazione da parte di grossi enti statali.
La maggior parte di questi ebook, certo, non sono e non saranno grandi pezzi di letteratura, non verranno comprati e saranno dimenticati. Ma i romanzi di nicchia di oggi possono far parte degli archivi storici del futuro e sono in grave pericolo. Generi che ai tempi della loro pubblicazione sembravano spazzatura, come i fumetti, i romanzi d’amore o la fantascienza pulp, hanno dimostrato di essere portatori di un grande valore culturale oggi. Le biblioteche all’epoca rifiutavano questo genere di libri, trovandosi poi costrette a riempire gli scaffali con testi di seconda mano per riempire questa mancanza. Ma nessuno donerà i propri ebook alla biblioteca o alla libreria specializzata in seconda mano. Non esisterà più un mercato delle “copie rare”, perché l’utente può duplicare le sue copie all’infinito, ma mai distribuirle.
Pensate a quanti libri vengono passati di mano in mano, o in famiglia, magari ritrovati dopo 50 anni. Fra 50 anni cosa ne sarà dei contenuti di un Kindle?
La perdita di tutti questi contenuti digitali, di tutti gli ebook pubblicati e mai emersi, rappresenta una perdita per il nostro futuro.
Fonte: The Verge