Il deterioramento chimico del materiale archivistico può avvenire, solitamente, per due cause scatenanti principali: il degrado autoindotto della stessa materia di cui i beni documentari sono composti e il decadimento dovuto all’interazione con sostanze che si trovano nell’ambiente con cui esso entra in contatto.
In questo articolo parleremo di:
I processi naturali o autoindotti
Essendo il patrimonio librario formato prevalentemente da materiale di origine organica, esso subisce naturalmente i processi di invecchiamento e di decadimento tipici di ogni sostanza biologica, i quali, però, possono essere stimolati o agevolati da determinate condizioni ambientali e da specifiche reazioni chimiche che possono avvenire tra i materiali di cui è composto.
Per esempio, le fibre di cellulosa che costituiscono la struttura di base della carta, sono sottoposte a un naturale e irreversibile processo di degrado chimico dovuto all’acidificazione delle sostanze con cui sono mescolate, la quale, sebbene sia stimolata in maniera sostanziale dalle circostanze in cui il bene si trova, avverrebbe, con tempistiche differenti, anche alle condizioni ottimali di conservazione.
Alcuni processi degenerativi sono inoltre stimolati dalle caratteristiche delle sostanze stesse che compongono il bene documentario in questione: possibili residui di sostanze chimiche dovuti a un procedimento di fabbricazione non svolto nella maniera corretta, inchiostri con una composizione chimica troppo acida che possono danneggiare la carta su cui sono applicati e reazioni chimiche dovute all’interazione tra materiali non compatibili tra di loro.
Il decadimento dovuto all’interazione con sostanze nocive
Il deterioramento dovuto ad agenti di tipo chimico è, poi, largamente determinato dall’interazione con un ambiente contaminato, ricco di sostanze nocive, le quali, entrando in contatto col materiale documentario, possono innescare alcuni processi chimici di degrado: la composizione chimica dell’atmosfera che caratterizza l’ambiente di conservazione è fortemente connessa all’entità dell’interazione che essa ha con l’esterno dell’istituto.
La presenza di aperture verso l’esterno, una frequentazione assidua dei locali dell’archivio da parte di una grande moltitudine di persone, e una mancata spolveratura frequente dei materiali archivistici, possono provocare il deposito di sostanze nocive sui documenti, innescando e agevolando i procedimenti di invecchiamento e di decadimento.
Le aperture verso l’esterno favoriscono l’entrata nell’ambiente di conservazione di inquinamento atmosferico sotto forma di pulviscolo e di polveri sottili che, depositandosi sulle superfici dei materiali, provocano reazioni chimiche con le sostanze di base degli stessi causando un deterioramento non trascurabile, e di insetti e altri esseri viventi che possono danneggiare il patrimonio.
Allo stesso modo, una frequentazione molto assidua di visitatori e addetti può favorire l’ingresso e il deposito di grandi quantità di anidride carbonica, oppure di agenti microbiologici che possono attaccare il materiale documentario.
Anche il semplice deposito di polvere può provocare un’azione degenerativa importante sul materiale archivistico, dovuta sia a processi chimici causati dalle sostanze che spesso si trovano intrappolate nel pulviscolo, sia a processi fisici dovuti allo sfregamento dei frammenti sulle superfici dei documenti e all’attrazione di particelle di acqua da parte delle patine polverose.