Le procedure di messa in sicurezza del patrimonio variano considerevolmente in base alla tipologia del materiale e soprattutto al genere di danneggiamento che ha subìto.
In questo articolo parleremo di:
Mettere in sicurezza il patrimonio dopo un incendio
Generalmente i danni sul patrimonio archivistico e librario più gravi derivano da danneggiamenti dovuti a incendi: il materiale documentario ha un elevatissimo potenziale termico, ed è quindi estremamente infiammabile e particolarmente esposto a questo tipo di rischio.
La probabilità del verificarsi di un incendio all’interno di un archivio è in realtà abbastanza ridotta, ma il danneggiamento che deriverebbe da un evento calamitoso di questo genere sarebbe talmente gravoso da rendere questo rischio un pericolo reale, per cui è necessario predisporre tutte le misure di sicurezza possibili.
La causa maggiore di innesco di un incendio deriva da anomalie o irregolarità nel funzionamento degli impianti elettrici, le quali possono essere causa di cortocircuiti e provocare il divampare delle fiamme.
L’azione di prevenzione di questo tipo di evento calamitoso deve essere concentrata prima di tutto sull’installazione e sulla manutenzione dei dispositivi di rilevamento e di spegnimento automatico del fuoco, e in secondo luogo, non meno accuratamente, sull’isolamento delle componenti elettriche e delle fonti di calore.
Ovviamente, in caso di incendio, è necessario evacuare il più velocemente possibile i locali e chiamare immediatamente i Vigili del Fuoco e le squadre di sicurezza, e, in nessun caso, si dovrà tentare di salvare a tutti i costi il patrimonio, fino al momento in cui non sarà stabilito inequivocabilmente il cessato pericolo per le persone fisiche, e quindi la possibilità di rientrare nella struttura e procedere con le azioni di recupero dei materiali.
La tipologia di incendio che può verificarsi in un archivio rientra all’interno della Classe A, secondo la suddivisione operata dalla norma UNI EN 2:2005: questa tipologia si riferisce ai fuochi di materiali solidi, generalmente di natura organica, la cui combustione avviene normalmente con formazione di braci. Per questa classe di incendi, la combustione può avere luogo in due modi differenti, che spesso avvengono simultaneamente: tramite la fiamma viva e con una combustione lenta, senza fiamme visibili, con formazione di brace incandescente.
Quest’ultima tipologia è la più pericolosa, poiché è tanto devastante quanto quella che genera fiamme vive, ma è estremamente insidiosa proprio perché non è immediatamente rilevabile.
I danni causati da incendio
I danni al patrimonio causati da un incendio, però, non sono solo quelli provocati in modo diretto dalla combustione del materiale documentario, ma comprendono anche i danni provocati agli arredi e alle scaffalature, i quali possono provocare crolli e cedimenti delle strutture, e i danni derivanti dalle procedure di spegnimento delle fiamme, tra cui il bagnamento e il danneggiamento provocato dalle sostanze chimiche contenute negli estintori.
Inoltre, i fumi, sono composti prevalentemente da anidride carbonica e da particelle solide incombuste che possono diffondere la propagazione dell’incendio e che, depositandosi sul materiale sotto forma di cenere e di fuliggine, possono innescare processi di degrado anche in libri e documenti non direttamente colpiti dalle fiamme.
Le procedure di messa in sicurezza post incendio
Le procedure di messa in sicurezza del patrimonio archivistico e documentario colpito da incendio consistono prevalentemente nella raccolta del materiale e nella sua suddivisione a seconda della tipologia di danneggiamento che ha subìto.
In particolare, è necessario individuare subito la porzione di documenti compromessa a causa dell’utilizzo di acqua nel processo di spegnimento dell’incendio: per questo tipo di materiale è indispensabile agire rapidamente e tempestivamente riponendolo all’interno di opportune buste di conservazione e congelandolo.
Il congelamento permette di interrompere i processi di degrado causati dall’acqua, concedendo la possibilità di ragionare con calma sui migliori processi di ripristino da mettere in atto una volta cessata l’emergenza.
Per quanto riguarda il materiale danneggiato dall’incendio, ma non bagnato, sarà necessario procedere con il raccoglimento e il raggruppamento di esso in locali sicuri che permettono buone condizioni di conservazione in attesa del ricondizionamento dei locali di origine: per nessun motivo si dovrà procedere con l’eliminazione diretta del materiale, in quanto, parte della documentazione anche danneggiata gravemente potrebbe essere salvata o parzialmente ripristinata in fase di restauro.
Mettere in sicurezza il patrimonio dopo un terremoto
Un’altra tipologia di evento calamitoso che può interessare un istituto di conservazione è il terremoto, il quale, se di elevata entità, può causare danni non solo al patrimonio, ma anche e soprattutto agli edifici e può rappresentare un grave pericolo per l’incolumità delle persone.
In caso di scossa sismica, dovranno essere messe in atto le procedure stabilite all’interno del Piano di Emergenza e si dovrà procedere prima di tutto a mettere in salvo il personale impiegato e gli eventuali visitatori che si trovano all’interno dell’edificio.
Nel caso in cui si tratti di un terremoto di elevata entità che coinvolge un’ampia zona territoriale, sarà compito di Protezione Civile, Vigili del Fuoco e enti preposti stabilire le migliori modalità di risposta all’evento calamitoso e i compiti da mettere in atto per salvaguardare prima di tutto la vita umana.
Solo nel momento in cui si sarà stabilito con certezza il cessato pericolo per le persone, si potrà procedere all’implementazione delle attività di salvataggio del patrimonio coinvolto, pur sempre ponendo particolare attenzione al possibile crollo imminente di strutture e di scaffalature anche dopo la conclusione delle scosse sismiche.
I danni causati da un terremoto
I danni maggiori al materiale archivistico e documentario derivanti da un terremoto sono causati prima di tutto dalla caduta di libri e volumi dai ripiani su cui sono collocati, dal crollo delle scaffalature o, nel peggiore dei casi, dal crollo dell’intero edificio: le procedure di messa in sicurezza riguarderanno prima di tutto il raccoglimento del materiale e il riposizionamento di esso in spazi confacenti alla sua conservazione temporanea.
A questo scopo è estremamente utile stabilire con largo anticipo, in fase di stesura del Piano di Emergenza, le possibili strutture di ricovero in cui convogliare il materiale in caso di evento calamitoso, in modo da poter agire tempestivamente e in modo da rimuovere il prima possibile il patrimonio dalla condizione precaria e pericolosa in cui si trova, considerando la sua possibile esposizione ad agenti atmosferici o a microrganismi.
I danni indiretti che possono derivare da un terremoto sono causati dalla rottura delle tubature dell’acqua e degli impianti elettrici, la quale può essere causa dell’innesco di altri eventi pericolosi quali allagamenti e incendi.
Inoltre, il crollo delle strutture dell’edificio, può causare la dispersione di polveri contenenti sostanze tossiche, utilizzate nella fabbricazione degli elementi architettonici, le quali possono adagiarsi sul materiale documentario innescando processi di degrado anche di considerevole entità.
Mettere in sicurezza il patrimonio dopo un allagamento
L’evento calamitoso però più comune all’interno di archivi è quello rappresentato da allagamento, il quale può essere causato da eventi esterni, come piogge torrenziali, esondazioni di fiumi e maremoti, oppure da eventi interni, il più comune dei quali è la rottura delle tubature di trasporto dell’acqua.
Un danneggiamento da acqua in un archivio rappresenta un evento estremamente rischioso, poiché può essere la causa scatenante di infezioni e attacchi di microrganismi al materiale documentario: per questo motivo è necessario agire il più rapidamente possibile e rimuovere tempestivamente il patrimonio dalla condizione pericolosa in cui si trova.
La letteratura scientifica di settore indica come limite di tempo massimo entro cui agire per prevenire attacchi microbiologici 48 ore, ma sono stati riscontrati sviluppi di colonie fungine in tempi anche più brevi.
Le procedure di messa in sicurezza post allagamento
La prima azione da mettere in pratica è tentare di ristabilire le normali condizioni ambientali il più rapidamente possibile: è necessario far defluire l’acqua, cercare di eliminare l’eccessiva umidità tramite l’utilizzo di deumidificatori e tentare di mantenere valori di temperatura più bassi possibili, eventualmente anche servendosi degli impianti di condizionamento dell’aria, e consentire la continua aerazione dei locali.
Il passo successivo sarà quello di effettuare una stima visiva della quantità di materiale danneggiato, indispensabile per stabilire le successive modalità di azione: nel caso in cui il materiale colpito da bagnamento sia una porzione limitata del totale, si potrà procedere direttamente all’asciugatura interfogliando le pagine dei volumi con fogli di carta assorbente e collocandoli su tavoli aspiranti adatti allo scopo; nel caso in cui, al contrario, il quantitativo di materiale colpito da bagnamento sia ingente, sarà necessario procedere con il congelamento per bloccare i processi di deterioramento microbiologico e consentire di predisporre e frazionare le operazioni di asciugatura.