Un allagamento nei sotteranei delle rovine di quella che era la centrale dei servizi segreti di Saddam Hussein ha quasi distrutto secoli di storia della scomparsa comunità ebraica irachena. Questa è la storia dell’archivista statunitense che ha condotto i lavori per il salvataggio di libri e documenti, permettendo l’esposizione dell’ Archivio Ebraico Iracheno ai National Archives di Washington.
3 mesi dopo l’invasione in Iraq da parte degli Stati Uniti nel 2003, la Dr.essa Doris Hamburg ricevette una telefonata da Baghdad. Durante la ricerca di armi di distruzione di massa, dei soldati americani avevano scoperto una enorme quantità di documenti cartacei e libri in un sotteraneo allagato. Non sapevano cosa farci e avevano bisogno del parere di un esperto.
Essendo la responsabile della conservazione dei documenti storici nei National Archives di Washington, la Hamburg era abituata alle richieste di pronto intervento, specialmente durante gli eventi catastrofici.
Ma questo era un caso particolare. Le decine di migliaia di pagine bagnate nel sotterraneo, non avevano nulla a che vedere con la storia americana. Erano ciò che rimaneva della scomparsa comunità ebraica irachena, e includevano testi religiosi e documenti pubblici, l’ultima evidenza tangibile di una cultura antica di 2,500 anni che non esiste più in Iraq.
Portati all’esterno, i fogli vennero messi ad asciugare al sole e poi spostati in scatole di metallo, ma cominciarono subito a deteriorarsi, a causa del caldo e dell’umidità di Baghdad.
Senza perdere tempo, la Hamburg volò in Iraq. Nonostante la confusione e il caos dei primi mesi dell’occupazione irachena, allestì un ufficio di fortuna e un laboratorio in un camion congelatore. I documenti vennero congelati per fermarne il deterioramento e renderne possibile un esame più attento.
Quello che la Hamburg scoprì era una capsula del tempo della vita degli ebrei in Iraq dal 16° secolo agli anni Settanta: libri di preghiera, testi filosofici, commentari rabbinici, libri per bambini, rotoli della Torah, migliaia di pagine di registri provenienti dai consigli della comunità ebraica, dalle sinagoghe e dagli ospedali. Alcuni libri erano stati stampati a Baghdad, altri importati dall’Europa e dal Medio Oriente.
Sono documenti ordinari, la Hamburg dice di non capire quale fosse l’interesse del regime di Saddam nel confiscarli, ma per gli storici dipingono un quadro della vita quotidiana degli ebrei iracheni.
Tutto il materiale congelato fu trasportato a Forth Worth, in Texas, dove vennero sottoposti a liofilizzazione, un processo che congela l’acqua che impregna la carta e la fa evaporare, prevenendo ulteriori danni. Dopo questo trattamento, tutto l’archivio venne trasferito al centro di restauro dei National Archives a College Park, in Maryland, dove ancora oggi, da 10 anni, gli archivisti lavorano per liberare le pagine che sono attaccate fra loro, ripulire i documenti dai danni provocati dall’acqua e digitalizzare l’intera collezione.
Dall’11 Ottobre fino al 5 Gennaio 2014, i documenti salvati sono esposti al pubblico per la prima volta in una mostra ai National Archives, Discovery and Recovery: Preserving Iraqi Jewish Heritage. Gran parte del materiale può anche essere visto online, sul sito dell’Archivio Ebraico Iracheno (Iraqi Jewish Archive).
L’ambasciatore iracheno Lukman Faily ha detto: “Questo archivio mette in luce il lavoro del nuovo Iraq. E’ un messaggio al mondo che il nuovo Iraq riconosce la storia di culture diverse per una conoscenza più approfondita. Questo progetto articola parte di quella storia”. Dice che l’archivio darà agli storici una prospettiva diversa sull’idea diffusa che gli ebrei fossero oppressi in territorio iracheno, i documenti dimostrano che erano parte integrante della comunità.
Nel 2014, quando il lavoro di restauro sarà completato, i documenti originali torneranno in Iraq.
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