Le fotografie sono estremamente vulnerabili al deterioramento indotto dall’ambiente circostante.
Molti processi fisici e chimici, infatti, sono innescati e/o accelerati da condizioni inadeguate di temperatura e di umidità relativa.
Come conservare quindi le fotografie?
In questo articolo parleremo di:
Processi di deterioramento indotti dal clima
Le condizioni di deposito delle collezioni fotografiche è stato esaminato a fondo per studiare come rallentare i processi di deterioramento, come ad esempio lo scolorimento delle fotografie ai sali d’argento e a colori.
Mentre i materiali fotografici stabili sono mediamente vulnerabili al degrado, i tipici supporti magnetici e i materiali fotografici meno stabili sono soggetti frequentemente a ingiallimento, infragilimento e disintegrazione.
Temperature alte favoriscono la velocità delle reazioni chimiche.
Nel caso delle fotografie, il meccanismo prevalente è l’idrolisi acida, la quale dipende sia dalla temperature che dall’umidità relativa.
Livelli bassi di umidità relativa possono causare microfratture e indebolimento delle emulsioni.
Ambienti di conservazione a bassa temperatura
Diversi standard ISO si sono concentrati sui livelli di temperatura e umidità relativa più adeguati per la conservazione dei materiali fotografici.
Nello standard ISO 18934:2011, sono state definite quattro tipologie di deposito in funzione delle diverse condizioni medie di temperatura:
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- Ambiente– da 16 a 23°C
- Fresco– da 8 a 16°C
- Freddo– da 0 a 8°C
- Sotto-zero – da -20 a 0°C
Il metodo più semplice di conservare le fotografie a bassa temperatura è di sigillarle all’interno di contenitori su misura e di mantenerle in freezers.
La maniera più complessa e costosa è il controllo di temperatura e umidità relativa delle stanze di deposito delle collezioni fotografiche.
Ogni qualvolta ci sia bisogno di consultare gli originali, sarà necessario portarli lentamente (nell’arco di 2-3 ore) alla temperatura ambientale – cioè “acclimatarli” – mantenendoli all’interno dei contenitori sigillati.