La pergamena è un supporto di scrittura ottenuto tramite la lavorazione e la conciatura di pelli animali, prevalentemente pecora, capra e vitello; è un supporto conosciuto fin dagli antichi egizi, ne sono stati trovati esempi risalenti al 1000 a.C. presso la XX dinastia.
Anche se è solitamente considerato un materiale sfruttato esclusivamente presso le popolazioni antiche, l’utilizzo della pergamena non scompare nemmeno dopo l’invenzione della stampa: veniva infatti impiegata soprattutto in ambito liturgico, per la stampa di importanti documenti ecclesiastici, e politico, per trattati e accordi, spesso tentando di imitare la resa e le caratteristiche estetiche del manoscritto.
In questo articolo parleremo di:
Il processo di fabbricazione della pergamena
Il processo di fabbricazione della pergamena comincia dalla pulitura delle pelli animali e dalla rimozione dei peli; dopo questo passaggio, la pelle viene distesa e strofinata con gesso polverizzato attraverso l’uso di una pietra pomice.
La lavorazione della pergamena è un procedimento molto lento e accurato, e permette di preparare il supporto a ricevere la scrittura su entrambi i lati.
Il materiale così ottenuto, presenta una forza strutturale e una resistenza agli stress fisici e meccanici particolarmente significative, ed è quindi più tenace della carta: la pergamena, però, è molto più sensibile alle condizioni ambientali di temperatura e umidità e alle fluttuazioni di questi valori rispetto alla carta, e necessita quindi di un’attenzione specifica e continua rivolta alle circostanze in cui viene conservata, per evitare l’incorrere di processi di degradazione inarrestabili e irreversibili.
La pelle animale così trattata deve essere sottoposta alla lavorazione della conciatura vera e propria, che le conferirà le caratteristiche peculiari della pergamena e la preparerà a ricevere gli inchiostri: il procedimento della conciatura della pelle può avvenire tramite l’utilizzo di sostanze vegetali, o di sostanze minerali, ed entrambe le operazioni richiedono un tempo di lavorazione molto esteso, anche di mesi, tramite l’utilizzo di strumentazioni e sostanze specifiche che ne fanno un processo molto articolato.
La pergamena nella modernità
Nel XIX secolo, per venire incontro alla crescente domanda di pelle da impiegare nella produzione di libri, volumi e documenti, le nuove tecnologie dell’epoca permisero di ridurre significativamente i tempi di lavorazione, da un intervallo di tempo di qualche mese, a un intervallo di pochi giorni, tramite l’utilizzo di sostanze chimiche acide.
Come per la produzione moderna della carta, questo procedimento, se da un lato ha permesso la produzione in serie di un numero molto elevato di volumi stampati su pergamena, ha determinato come prodotto una pergamena soggetta a processi autoindotti di degradazione della struttura stessa del materiale di cui è prodotta.
Il risultato è quindi nuovamente un’inversione paradossale della capacità di resistenza ai processi di degrado: i materiali più antichi sono caratterizzati da una forza strutturale interna e da una capacità di resistenza agli stress fisici, meccanici e chimici molto più spiccata rispetto ai materiali moderni.
Allo stesso modo della carta, inoltre, le caratteristiche della pergamena dipendono da una miriade di fattori, come le caratteristiche di partenza della pelle, il processo di conciatura utilizzato, ed eventuali altri trattamenti chimici o fisici, la cui combinazione determina specifiche capacità di resistenza ai diversi fattori di degrado.